Westworld – Dove tutto è concesso (Westworld) è una serie televisiva statunitense fantascientifica definita come “un’oscura odissea sull’alba della coscienza artificiale e sul futuro del peccato“.

Creata da e prodotta da Jonathan Nolan e Lisa Joy per HBO, è basata sul film omonimo del 1973, scritto e diretto da Michael Crichton.
Insieme agli autori, si occupano dell’esecutivo J. J. Abrams, Jerry Weintraub e Bryan Burk. Nolan ha diretto l’episodio pilota, il finale della seconda stagione e la première della terza stagione. La serie ha ricevuto recensioni ampiamente positive da parte della critica, con particolare apprezzamento per la grafica, la storia e la recitazione.

Molto amata dal pubblico, la serie è composta da quattro stagioni e avrebbe dovuto concludersi con la quinta. Purtroppo, a sorpresa, nel novembre 2022 è stato annunciato che HBO ha cancellato la serie, lasciando i fans e lo stesso cast con l’amaro in bocca.

Le motivazioni sono i cali degli ascolti e i costi eccessivi della produzione. Ma, nonostante il cast tecnico e quello artistico sia già sotto contratto e venga pagato, per ora non c’è stato alcun dietro-front sulla decisione presa.

I creatori della serie, comunque, stanno facendo pressione sulla Warner Bros Discovery per realizzare un film che possa servire da conclusione ed epilogo.
Cosa che ci auguriamo accada vivamente!

Westworld: la trama

La storia si svolge negli anni cinquanta del XXI secolo a Westworld, un parco dei divertimenti a tema Wild-West avveniristico e tecnologicamente avanzato, popolato da figuranti androidi quasi irriconoscibili rispetto agli umani.

Il direttore artistico del parco, Robert Ford (Anthony Hopkins) e il suo socio e amico, ormai defunto, Arnold Weber ( Jeffrey Wright ) hanno programmato i replicanti con l’impossibilità di danneggiare o ferire in alcun modo gli esseri umani.
Il parco si rivolge a miliardari che sono liberi di fare qualsiasi cosa vogliono. Dar sfogo anche alle loro fantasie più perverse senza alcun timore di ritorsioni da parte degli umanoidi.  

Gli androidi vengono continuamente aggiornati dal team di sviluppo con delle linee standard narrative da seguire.  Hanno comunque un minimo spazio di autonomia per far sì che possano esaudire i desideri degli ospiti del parco.

Per renderli sempre più realistici, Robert Ford aggiorna gli androidi con delle “ricordanze”, degli input che fanno vivere loro sogni a occhi aperti. Al termine di ogni giornata la loro memoria viene cancellata per eliminare le esperienze vissute.
Però, all’improvviso, la più antica robot del parco, Dolores (Evan Rachel Wood ) insieme a un gruppo di altri umanoidi sovversivi, riesce a mantenere i propri ricordi.
Diventa la leader della grande rivolta dei robot contro gli umani e scatena il panico all’interno di Westworld. Così, il Dott. Ford e il suo team fronteggeranno  la vendetta delle loro stesse creazioni in una lotta all’ultimo sangue.

Queste delizie violente hanno fini violenti

Dolores Abernathy

Westworld è un prodotto molto nolaniano che gioca con due linee temporali distinte e distanti che regalano un susseguirsi di colpi di scena e che aprono continuamente nuove strade da percorrere.

La sceneggiatura della serie è considerata una delle migliori degli ultimi anni, ma i punti di forza di Westworld sono anche altri.
Innanzitutto, un cast stellare. A parte i tre attori già citati, i protagonisti sono interpretati da Ed Harris, Thandiwe Newton, James Marsden, Rodrigo Santoro, Aaron Paul, Vincent Cassel e Luke Hemsworth… tanto per citarne qualcuno.
La serie è di forte impatto visivo. Scenografie, trucchi, costumi lasciano a bocca aperta lo spettatore.

Vale la pena dedicare il giusto spazio alla colonna sonora di Ramin Djawadi (compositore tedesco di origine iraniana), una star nel mondo della composizione per film e tv e che vanta due nominations ai Grammy Awards. L’artista ha fatto la gavetta con Hans Zimmer e ha firmato, tra le altre, la soundtrack di Game of Thrones.  
Le musiche di Westworld non accompagnano semplicemente le immagini;  vanno a creare una vera e propria dissonanza. Djawadi vuole che siano quasi d’ ostacolo allo spettatore e  che vadano a impedire una completa immersione nel mondo di finzione .

La serie ha un tocco anacronistico. È un parco a tema western, ma con i robot dentro. Perché non avere anche canzoni moderne? Di fatto si tratta di una metafora della serie stessa… Mi piaceva molto l’idea di usare canzoni conosciute per potenziare una scena piuttosto che scrivere mie composizioni. Usare queste canzoni per creare un livello di ripetizione e comfort fa parte dell’intrattenimento e ci ricorda che è un parco giochi, che tuttavia non è da vedere come irreale, considerando quanto siano perfetti i robot anfitrioni. Non sappiamo chi è chi e questo ci aiuta a perderci in questo mondo

Ramin Djawadi

Il compositore, infatti, non ha curato solo la sigla. La sua geniale visione della colonna sonora della serie, infatti, gli ha permesso di arrangiare cover di canzoni famose con un trattamento che è già stato battezzato “westworldizzazione”: le opere vengono riadattate in versione old west attraverso l’utilizzo di un pianoforte meccanico che spesso viene inquadrato nelle scene ambientate nel saloon.  

Questo processo vanta cover pazzesche di Paint It Black dei Rolling Stones, o di brani dei Cure, Soundgarden, Radiohead, Nine Inch Nails, Amy Winehouse.  
L’arrangiamento più riuscito e che fa da tema portante alla serie è quello di Reverie di Debussy.  E’ raro trovare un tale livello di qualità nella serialità. In effetti, questo è il motivo per cui i costi di produzione di Westworld sono così elevati.

La prima stagione di Westworld è, senza ombra di dubbio, la migliore. La sua potenza sta soprattutto nella scrittura e nell’ambientazioni wild west che danno il nome alla serie. Dalla seconda in poi, gli sceneggiatori hanno preso un po’ troppo alla lettera il “dove tutto è concesso” e hanno alternato scelte sbalorditive e intelligenti, a una costruzione confusionaria e troppo cervellotica condita con clichè di genere sci-fi

La terza stagione vira sul cyber-punk; decisione coraggiosa in una serie che ha continuato a reinventare se stessa, ma che allo stesso tempo, non ha ripagato come si pensava. Sia in termini economici che di successo di pubblico.  La storia di Dolores&Co era diventata una matassa narrativa complicata e ingarbugliata.

Con la quarta stagione, invece, gli sceneggiatori hanno optato per la semplificazione tracciando linee narrative più intuitive e decisamente più facili da seguire.  Il treno di Westworld è tornato sui giusti binari e si stava dirigendo verso il la meta-finale. Aspettiamo con ansia di vedere come capitoli questa saga affascinante e complessa che ha lasciato col fiato sospeso gli spettatori di tutto il mondo.

Il grande pregio di Westworld è una forte ambizione nel voler combinare una struttura narrativa non lineare con una messa in scena mozzafiato. è raro trovare un prodotto di alta qualità che tratti argomenti così impegnativi: libero arbitrio, trascendenza, spirito, reificazione… Certamente, la serie non sempre riesce nel suo intento e, a volte,  rischia di essere tanto fumo e poco arrosto. Ma in un mondo dove tutto è concesso, si può anche ammettere che sì, non tutte le ciambelle escono col buco. Ma possono essere lo stesso buone.